In programma il 19 novembre alla S. Messa delle 11.30 in S. Vittore a Rho.
Pueri Cantores – Orchestra Giulio Rusconi
Michele Santoro organo
Andrea Perugini direttore
Comporre una Messa per coro e strumenti, che fosse breve, quindi eseguibile anche in momenti liturgici limitati, che fosse però comprensibile nei testi, che preservasse la capacità espressiva legata ai vari momenti della Messa: questa la sfida che Haydn ha affrontato e vinto con questa composizione.
Haydn ci sorprende con l’espediente di musicare simultaneamente ( affindadoli alle diverse voci) frammenti diversi del testo.
L’impostazione di diversi passaggi assegnati alle diverse parti, sentiti contemporaneamente, rende giustizia alla liturgia (il cui testo viene integralmente espresso ) ma preserva la brevità della composizione.
La Messa è stata utilizzata anche a Salisburgo dove la compressione testuale è stata considerata “inaccettabile”, quindi il fratello del compositore, Michael Haydn ha ampliato il Gloria. Poche esecuzioni, tuttavia, si avvalgono di questa espansione.
Fu composta intorno al 1775 per ordine dei Fratelli Hospitallers a Eisenstadt, il cui santo patrono era Giovanni di Dio (da qui il nome dato alla composizione).
Dotato di grande fede, Haydn prima di cimentarsi ad una nuova composizione ringraziava Dio per l’ispirazione che gli avrebbe dato e dedicava a Lui il suo talento artistico. Anche in questa Messa in vari momenti si respira questa profondità ideativa, come in alcune pagine lente del Credo o nell’Agnus Dei.
Haydn stesso suonò l’organo nella prima esecuzione.
Nel Sanctus, ampia è la stesura del Benedictus, in cui l’organo è strumento obbligato, a sostegno di una cantabile e delicata aria per soprano.
Degno di rilievo è il Credo che è strutturato in tre parti, il centro formato da un Adagio per la nascita, la sofferenza e la morte di Gesù, eseguito dal coro per lo più in omofonia (cioè movimenti ritmici uguali in tutte le voci) accompagnato da accordi spezzati nei violini e ripetizione nei bassi. La terza sezione riprende a tratti la musica del Gloria , creando così una continuità espressiva
Ma la parte più singolare di questa Messa è il finale: l ‘”Agnus Dei” e il “Dona nobis pacem” invece di esser composti nel modello più comune , cioè Adagio/Allegro, mantengono il medesimo tempo lento per tutta la durata, si distinguono invece per il carattere forte e drammatico dell’Agnus Dei in opposizione al delicato e momorato “Dona nobis pacem” e chiudono, a sorpresa, con un mistico “perdendosi” al posto dell’usuale “strepitosissimo”.